Artigiano, costruttore di organi

Giovanni Cipri, che nacque a Finale nei primi anni del secolo XVI, è uno dei maggiori organari del Cinquecento. Il Dizionario Biografico degli Italiani edito dalla Treccani riporta un suo profilo: "Nei documenti il cognome è variamente indicato: accanto alle forme latine 'de Cipriis, de Cypro, Ciprie' stanno quelle in volgare 'Cipri, Cipria, Ciprio, Cipriotto', senza contare che regolarmente nei libri di contabilità di S. Petronio a Bologna egli figura come 'Zohane da Ferara'. La sua famiglia esercitava il commercio e la lavorazione del legname; fu questa forse la prima circostanza a favorire la sua inclinazione all'arte organaria. Nulla si sa della sua formazione".
Nel 1536 Cipri risiedeva già a Ferrara e doveva essere ormai un artigiano provetto, tanto da assumere a pochi mesi di distanza l'impegno di due commissioni prestigiose: la costruzione di nuovi organi per la Chiesa dei Servi a Ferrara (il 30 marzo) e per quella dei canonici regolari lateranensi di Piacenza (il 5 agosto).
A tre anni più tardi, risale invece la stipulazione del contratto per l'organo della Chiesa di S. Francesco a Carpi. Il 7 gennaio 1540 si impegnava a fornire un nuovo organo alla Collegiata (divenuta poi la Cattedrale) della stessa Carpi; lo strumento fu ultimato sollecitamente, tanto che il 29 settembre 1541 ne assumeva la manutenzione ordinaria.
Tra i tanti organi frutto del suo lavoro, anche quello della chiesa di S. Francesco a Modena (1547), della Chiesa del Suffragio a Ferrara (1551) e per la Chiesa di S. Domenico a Bologna (1551).
La costruzione di quest'ultimo è la prima notizia della sua attività in questa città, che di lì a poco diverrà la sua nuova residenza. A Bologna il 19 agosto del 1555 ottiene l'incarico per la costruzione del nuovo organo per la chiesa di S. Martino Maggiore (retta dai carmelitani, oggi Basilica) e poco tempo dopo, il 2 ottobre, è assunto come conservatore dell'organo di S. Petronio con il salario mensile di 3 lire, incarico ricoperto fino alla morte.
Non sono noti i motivi del suo trasferimento da Ferrara a Bologna. Resta in ogni caso abbastanza inspiegabile l'abbandono di una città come Ferrara, sede di una corte tra le più munifiche per l'attività artistica e musicale.
Nel 1556 ultimava l'organo di S. Martino, compiva un primo intervento all'organo di S. Petronio e intraprendeva la costruzione di quello per la chiesa di S. Domenico a Brescia. Nel 1560 compiva a Verona il restauro dell'organo della chiesa domenicana di S. Anastasia e ne costruiva uno nuovo per quella francescana di S. Fermo Maggiore; per quest'ultimo strumento risulta coadiuvato dal figlio Paolo. Alcuni anni dopo, tra il 1563 e 1564, effettuò un restauro all'organo di S. Petronio e vi aggiunse il flauto in duodecima. Agli inizi del 1566 risulta coinvolto in una fatto criminale per il quale il vicario della Curia vescovile di Bologna lo condanna – non si sa per quale reato - ad una multa di 50 scudi, al soggiorno coatto in alcune stanze poste sopra le volte della cattedrale e al bando per quattro anni dalle città e diocesi (bando a cui non verrà dato seguito). In commutazione della pena pecuniaria egli venne costretto dal capitolo della cattedrale al gratuito rifacimento dell'organo della cattedrale stessa.
Giovanni Cipri, prima di morire - verosimilmente a Bologna tra la fine di marzo e i primi di aprile del 1575 - volle lasciare un segno anche nella sua città natale realizzando, tra il 1571 e il 1573, l'organo del Duomo di Finale.
Quella dei Cipri fu una vera e propria dinastia di organari: "L'attività del Cipri – conclude il Dizionario Bibliografico Treccani - fu continuata dal figlio Paolo, che il 6 aprile 1575 gli succedeva nella carica di conservatore dell'organo di S. Petronio; conservò l'ufficio fino alla morte, sopraggiunta, forse a Bologna, qualche giorno prima del 27 giugno 1609. Altro figlio del Cipri fu Giuliano (anche Giulio nei documenti). Di lui si sa che nel 1576 costruì un organo nella chiesa di S. Giovanni Battista dei celestini a Bologna; nel 1583 costruì quello della chiesa di S. Francesco a Mirandola (di sette registri, a corista lombardo, riuscito di singolare armonia); nel 1588 compiva lavori di accordatura in quello di S. Francesco, sempre a Bologna. Figlio di Paolo fu Agostino: ne ereditò l'ufficio di accordatore stabile a S. Petronio dal 27 giugno 1609 fino alla morte, avvenuta, verosimilmente a Bologna, qualche giorno prima del 5 febbraio del 1615. Documenti settecenteschi attribuiscono ad Agostino gli organi delle chiese bolognesi della Beata Vergine del Soccorso (santuario di Borgo San Pietro) e della vicina chiesa di S. Maria della Mascarella".