Storico

“La singolarità di questa vita sentimentale e sessuale si può comprendere, in connessione con la duplice natura di Leonardo, artista e ricercatore, soltanto in un modo. Tra i biografi, che spesso sono restii ad adottare punti di vista psicologici, soltanto uno, Edmondo Solmi, si è accostato per quel che so alla soluzione dell’enigma (...)”. Queste parole scritte dal fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud rappresentano una sorta di (meritata) medaglia per lo storico e studioso finalese – particolarmente apprezzato ancora oggi dai più importanti conoscitori di Leonardo da Vinci - che, vuoi per la sua repentina scomparsa (è morto ad appena 38 anni), vuoi forse per il ruolo avuto dal fratello Arrigo durante il periodo fascista (fu ministro guardasigilli dal 1935 al 1939), è stato per lungo tempo dimenticato dai suoi concittadini. A recuperarlo alla memoria è stato il convegno “Per Edmondo Solmi nel V centenario della morte di Leonardo. Acque, canali e porte vinciane”, tenutosi a Finale Emilia il 12 maggio 2019, i cui atti sono stati pubblicati nel febbraio 2020 in un numero monografico di “Archivi Finalesi”.

Edmondo Solmi nacque a Finale Emilia (Modena) il 15 novembre 1874 «dal Dottor Angelo Solmi di anni 25 segretario capo di questo Municipio e da Amalia Stucci, possidente di anni 28, nella casa posta in questa contrada Borgo Nuovo (ora via Saffi) ragioni Cattabriga» e morì il 29 luglio del 1912, a soli 38 anni di età, a Spilamberto.

La famiglia Solmi proveniva da Modena e Angelo, inserito nella carriera amministrativa, fu segretario comunale a Finale dove nacquero sia il secondo figlio Arrigo che il terzo Edmondo.

Solmi si diplomò al Liceo Classico Muratori di Modena e proseguì gli studi all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Si laureò in lettere e filosofia con una tesi su Leonardo da Vinci. Dopo avere insegnato nei ginnasi, poi nei licei di varie città italiane, fu prima libero docente, poi incaricato di storia e filosofia presso l’Università di Torino. Ottenne infine la cattedra della medesima materia all’Università di Pavia (1910).

Fattosi precocemente notare per la vivacità dell’ingegno, nella sua pur breve esistenza, ebbe la fortuna di incontrarsi con alcuni degli uomini più notevoli del suo tempo, a cominciare dal poeta Severino Ferrari, che gli fu maestro al Liceo di Modena. Già negli anni della formazione fiorentina aveva conosciuto D’Annunzio e frequentava gli ambienti del ‘Leonardo’ e della ‘Voce’.

Ebbe inizio in quegli anni l’amicizia di uomini come Giovanni Gentile, Giovanni Amendola e Gaetano Salvemini. Ma in particolare si legò di stretta amicizia con Cesare Battisti, a quel tempo non ancora deputato socialista di Trento, bensì suo condiscepolo all’Istituto di Studi Superiori di Firenze.

La fama di Edmondo Solmi, sia pure circoscritta al mondo dell’alta cultura, si affermò rapidamente. Oltre che nel campo degli studi su Leonardo, egli tracciò un’orma in altri rami del sapere storico-filosofico, soprattutto coi suoi studi su Campanella, Spinoza, Gioberti, Mazzini eccetera. Attraverso la sua biografia si può cogliere un certo modo di studiare e di impegnarsi nel lavoro, tipico nell’Italia degli anni successivi all’Unità e antecedenti la Prima Guerra Mondiale. Un’epoca che vede una nuova organizzazione degli studi, l’inserimento di nuovi docenti nelle Università (un esempio fra i tanti: Giosuè Carducci venticinquenne all’Università di Bologna), la presenza e la vivacità di molte case editrici con le loro pubblicazioni. Un clima questo che traspare anche osservando l’infaticabile attività di Edmondo Solmi, lavoratore della cultura, conferenziere, organizzatore di eventi, ricercatore, insegnante e pubblicista.

«Fra giovani insegnanti delle nostre scuole secondarie – scrive Alessandro Luzio sulla prima pagina del Corriere della Sera del 23 settembre 1904 – Edmondo Solmi è de’ più valorosi e modesti: a differenza di molti suoi colleghi non s’affaccenda ad abborracciare pubblicazioni per emergere ne’ concorsi con la mole della carta stampata; gli basta di presentare di tratto in tratto lavori meditati, che si raccomandino per novità ed acume d’indagini, per sobrietà ed eleganza di esposizione».

Dopo la sua morte, il fratello maggiore Arrigo - che oltre che uomo politico fu un noto storico e giurista - raccolse parte degli scritti inediti e sparsi e ne pubblicò quelli rimasti interrotti.

«Un ingegnoso ed equanime studio di raffronto tra Mazzini e Gioberti – scrive ancora Luzio sul Corriere del 5 agosto 1913, recensendo la pubblicazione postuma del volume di Solmi loro dedicato – è l’ultimo lavoro lasciato da Edmondo Solmi: valoroso insegnante, che dal pelago delle scuole medie era appena uscito fuori alla riva dell’Università, quando la sua operosa esistenza fu a 37 anni schiantata da morbo fulmineo. (…) Aveva il Solmi una mente robusta nutrita di solidi studi: una laboriosità infaticabile, affermatasi dapprima nelle ricerche su Leonardo da Vinci; poi tutta consacrata alla divulgazione degli scritti inediti di Gioberti, conservati nella Civica di Torino».