Giornalista e scrittore

Ragioniere e direttore di banca, fratello minore dell’ingegnere Camillo, Clemente Coen si dedicò principalmente al giornalismo, alla scrittura, alla musica e alle arti.

Appassionato e competente cultore delle memorie storiche finalesi del nostro tempo e apprezzato giornalista, collaboratore di diverse testate già in giovane età, era nato a Finale Emilia il 19 marzo 1878 da Angelo Coen e Giulia Formiggini.

Pur essendo figlio di genitori ebrei, a una certa età si fece battezzare e divenne fervente cristiano. Ciononostante dovette subire i soprusi delle leggi raggiali, cui sfuggì rifugiandosi nella zona di Canalazzo, dopo l’8 settembre 1943 e fino alla Liberazione.

Ispettore onorario dei monumenti della nostra zona e console del Touring Club Italiano, fu autore di una sintetica guida della città di Finale, pubblicata nel 1953 dalla Tipografia Banzi.

«Coen era una delle figure più care e conosciute dei nostri tempi. Parlatore fecondo e preciso, narratore e poeta brillante – scriveva Mario Morselli sulla Gazzetta dell’Emilia del 26 ottobre 1962, ricordandone la scomparsa avvenuta qualche giorno prima, il 23 ottobre, nella Casa di Riposo di Finale, dove era ospite da qualche tempo - ha preferito come tanti altri nostri studiosi, restare in provincia, lavorare nel paese natio. Fu collaboratore della Gazzetta sin dai tempi di Cesare Viaggi, appartenendo a quella schiera di modesti, a volte umili, ma tanto valorosi amici del giornale che hanno lasciato non soltanto una impronta nella vita artistica modenese e nazionale, ma anche un esempio di costume e virtù espresse nelle loro opere, nei loro scritti mai dimenticando la terra che aveva dato loro i natali. E’ stato attraverso le pagine della Gazzetta che Coen ha dato saggio della sua vena poetica, della sua fantasia di narratore e di fedele cronista e storico».

Clemente Coen fu comunque conosciuto e apprezzato soprattutto per la sua attività di librettista. Il legame più forte lo ebbe con il maestro Luigi Gazzotti, di cui fu fedele amico e collaboratore fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1923, a soli 37 anni. Per le sue musiche scrisse il libretto dell’opera lirica in tre atti “Lo zingaro cieco” che ebbe un notevole successo. Sempre per Gazzotti scrisse il libretto de “Il campanaro di Camalò”, che fu l’ultima opera che il maestro vignolese musicò. Sulle musiche di Gazzotti scrisse anche diverse cantate corali, alcune rimaste inedite.

Diversi i testi di Coen scritti anche per le musiche di Ettore Orlandi: “Sergio e Fantina”, quadretto lirico in un atto e gli inediti “Anna Maria”, opera lirica in tre atti, “Leggenda del Po”, favola romantica in tre atti, “Fiorio e Biancifiore”, leggenda in tre atti, “Mirandolina”, opera lirica in tre atti. Sempre per le musiche di Orlandi, trascrisse in operetta “La secchia rapita”, che venne rappresentata solo in parte – con successo e grande divertimento del pubblico – sotto il titolo de “Il conte di Culagna”.

L’ultimo tra i suoi lavori che vide personalmente andare in scena fu “Rossana”, opera lirica in tre atti per la musica di Quirino Azzolini, rappresentata al Teatro Municipale di Modena negli anni Cinquanta del secolo scorso.

Nel 1973, invece, l’Orchestra del Teatro Lirico di Saluzzo, propose per la prima volta l’opera lirica “Nunziatella” su musiche del maestro siciliano Luigi Ingo e libretto di Clemente Coen.

Coen fu pure autore del testo dell’Inno dell’Associazione Nazionale Combattenti di Modena. Tra il materiale inedito conservato nella Biblioteca Giuseppe Pederiali di Finale Emilia, si trova anche la traccia per la sceneggiatura di un film storico-patriottico, che ha per protagonisti due personaggi modenesi: la Contessa Testi e Ciro Menotti.