Descrizione
A Finale Emilia, nella frazione di Massa Finalese se vogliamo essere più precisi, tra i campi coltivati a sorgo, quasi a voler essere nascosta e protetta, si trova una rigogliosa oasi naturalistica; un vero e proprio paradiso terrestre per piante ed uccelli.
Sto parlando dell’oasi faunistica nata dall’impianto di fitodepurazione “Le Meleghine”. Questa area è una ZPS, ovvero una zona a protezione speciale, per la presenza di specie rare come il tarabuso e il mignattino piombato: fa parte di un progetto ancora più ampio, che coinvolge tutta l’Unione Europea; il progetto Rete Natura 2000. Lo scopo di questo ambizioso progetto nato nel 1992 è quello di preservare e tutelare le specie e gli habitat, con lo scopo di proteggerne la biodiversità a lungo termine. Al fine di raggiungere tale obiettivo sono state istituite in tutta l’Unione Europea, delle aree che vengono riconosciute come siti di grande valore per gli habitat che contengono, o per le particolari specie di flora e fauna presenti, tutelandoli a livello legislativo e svolgendovi al loro interno progetti di conservazione naturalistica. Sfida prossima per i conservazionisti, sarà quello di collegare le diverse aree tra loro, mediante la creazione (o la tutela laddove siano già presenti) di corridoi ecologici che permettano la resilienza delle popolazioni di vegetazione ed animali contenute al loro interno.
Il preambolo vuole evidenziare l’importanza di siti come Le Meleghine, ed il loro ruolo nella conservazione della biodiversità, anche in pianura, laddove noi erroneamente pensiamo non ce ne sia.
La biodiversità che si può apprezzare all’interno di zone umide come l’area naturale protetta delle Meleghine è unica nel suo genere. Le zone umide sono ambienti con un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità, utilissime per lo stoccaggio del carbonio e come risorsa idrica. È infatti al loro interno che molte specie di uccelli acquatici trovano rifugio durante le rotte migratorie e/o come siti idonei per la riproduzione.
La Convenzione di Ramsar (1971) identifica come “zone umide” tutti gli ambienti che comprendono: paludi, acquitrini, torbiere e specchi d’acqua naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata. L’area faunistica nasce proprio dalla installazione dell’impianto di fitodepurazione, ovvero un sistema molto antico ma molto attuale e forse poco conosciuto, di utilizzare gli ecosistemi per trattare in modo naturale le acque reflue, in questo specifico caso provenienti dal Cavo Canalazzo, rimuovendone gli agenti inquinanti aggiunti dal processo di produzione delle aziende agroalimentari della zona.
La formazione di un’area paludosa, con il suo canneto alternato ad aree emerse dove sorgono alberi di frassino, pioppo, salice ed arbusti spontanei, ha permesso il ritorno degli ecosistemi naturali ed il ripristino della catena trofica, che si mostra ai nostri occhi oggi grazie alle centinaia di forme di vita presenti nell’area. Ed è proprio per questo che l’Oasi “Le Meleghine” è diventata Stazione di Inanellamento a scopo scientifico, per conto dell’ISPRA (Istituto Superiore di Ricerca Ambientale) sull’esigenza di proteggere, studiare e monitorare le rotte migratorie degli uccelli. Il progetto è supportato dal Comune di Finale Emilia e il circolo CARC (Centro di Attività Ricreative e Culturali), ha accolto gli inanellatori e gli addetti ai lavori, istituendo una Sezione CARC Natura e un relativo sito.
Il progetto prevede la cattura dell’avifauna con reti apposite per apporre un anello contraddistinto da un codice alfanumerico alla zampa che renderà unico e riconoscibile nei suoi spostamenti l’individuo inanellato. Questo permetterà di monitorare e studiare le dinamiche delle popolazioni di uccelli che passano per questa stazione di inanellamento e una parte della loro vita. L’area, proprio perché nel mezzo della antropizzata pianura padana è zona di sosta, rifugio e di riproduzione per molte specie di uccelli, tra cui la garzetta, la sgarza ciuffetto, il cavaliere d’Italia, la nitticora, la marzaiola, le oche selvatiche, il tarabusino, la spatola, il gruccione, la ghiandaia marina, l’airone rosso, le gru, il falco di palude, pittima reale, combattente, sterna zampenere, e tante altre. Basti pensare che i monitoraggi e le osservazioni hanno rilevato che più di 70 specie di uccelli hanno sostato, o hanno trovato rifugio o siti di riproduzione in questa area.
Una passeggiata alle Meleghine con il naso all’insù e gli occhi aperti per cercare cosa si nasconde in mezzo alle cannucce (Phragmites australis) e le tife (Thypa latifolia) o tra i rami degli arbusti, è tutto quello che vi serve per riconnettervi con la natura attraverso l’uso di tutti i 5 sensi, ed è semplicemente ad un passo da casa!
Non solo uccelli, ma anche anfibi (impossibile non sentire in questi giorni il potente suono della rana toro!), rettili, insetti e piante. Io per esempio mi sono soffermata a lungo a guardare impressionata il gran lavorare di questo bombo terrestre (Bombus terrestris); inconfondibile perché le operaie di questa specie di apidi possiedono l’ultimo segmento dell’addome di una peculiare colorazione bianca. Instancabili lavoratori (quasi non si erano accorti della mia presenza!), questi bombi volavano da un cardo all’altro, raccogliendo quanto più nettare possano e sporcandosi buffamente il loro peloso tozzo corpo di polline, che porteranno su di un altro cardo, dando vita all’affascinante processo dell’impollinazione.
Le operaie hanno solo poche settimane di vita, che impiegano per raccogliere quanto più polline e nettare possibile per assicurare il cibo alla prole della regina; sono quindi troppo impegnate per pungervi (oltre che rimetterci la pelle, nel caso!), se ne vedete una approfittatene per ammirarla lavorare e non preoccupatevi, sono pressoché innocue ed utilissime per il nostro ecosistema.
Passeggiando tra le diverse vasche destinate alla fitodepurazione, quasi non si riesce a scorgere l’acqua stagnante, dalla grande quantità di cannucce e tife presenti nell’area; sinonimo che queste piante trovano ambienti ricchi su cui prosperare. Mi sono persa ad ascoltare i rumori delle creature che si muovevano nascoste in questi ambienti, e mi sono immaginata la ricchezza in specie di queste zone; basti per esempio pensare ai rospi che usano queste aree per cacciare gli insetti, o alle rane che qui vi depongono i loro girini.
Uccelli come la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) trovano all’interno dei canneti un ambiente protetto dove costruire il nido e deporvi le uova. Le cannaiole poi si sono affezionate all’area e percorrono ogni anno le migliaia di chilometri del ritorno per ricostruire il nido nel canneto. Non è difficile vedere in queste periodi piccoli uccelli muoversi velocemente tra una canna e l’altra. Occhi aperti!
Anche la parte sommersa è ricca di vita in queste zone: molti pesci ed invertebrati sfruttano la protezione che questi ambienti offrono grazie alla loro inaccessibilità, per riprodursi al riparo dai predatori. Una vera e propria nursery!
Sono state avvistate anche esemplari di testuggine palustre autoctona (Emys orbicularis), ad ggi gravemente minacciate sia per la mancanza di siti idonei alla loro sopravvivenza, sia per l’aggressiva competizione con le tartarughe dalle orecchie gialle (Trachemys scripta), specie alloctona invasiva che ormai troviamo stabile nei nostri ambienti a causa di rilasci casuali/intenzionali ed illegali da parte di privati.
L’area delle Meleghine è dotata di una altana e di una torretta a libero accesso per poter osservare dall’alto l’avifauna indisturbata. Gli orari consigliati per la visita sono sicuramente il mattino presto, e la sera; è proprio in questi momenti che la natura sembra fare capolino dopo le afose giornate estive. L’accesso è gratuito.
Numerose sono state le attività di monitoraggio e divulgazione organizzate dal CARC con diversi ospiti, come l’esperto in rapaci notturni Marco Mastroilli in occasione della notte della civetta, o con il Dott. Lapini dell’università di Udine per monitorare l’individuo di sciacallo dorato (Canis aureus) rinvenuto in dispersione nelle nostre campagne.
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Località Meleghine
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Ultimo aggiornamento: 25-08-2023, 12:33