Finale Emilia festeggia il patrono San Zenone

Martedì 9 luglio alle ore 21.00 con una messa celebrata da Don Luca Fioratti, Finale Emilia celebrerà la festa del patrono San Zenone.

Al termine della funzione, si terrà la benedizione della Città con le reliquie del santo, sul sagrato del Duomo.

Come San Zenone è diventato Patrono di Finale Emilia

Nel 1567 il padre cistercense finalese Gregorio Segnoli, che era vice superiore alla basilica di S. Atanasio a Roma, sorta sul luogo dove avvenne il martirio di San Zenone, portò a Finale alcune reliquie del Santo. Ad esse, si aggiunsero poi quelle che, nel 1769, trasportò a Finale padre Giuseppe Sivieri.

Il 21 giugno del 1715 la Comunità Civile di Finale Emilia, chiese che San Zenone fosse proclamato suo protettore.

La proclamazione di San Zenone “Protettore della Nobil Terra del Finale” avvenne però solo nel 1745 per opera di papa Benedetto XIV.

La festa del santo, secondo l’indicazione del martirologio romano, venne fissata per il 9 luglio.

La storia di San Zenone

Martirizzato insieme ai suoi 10.203 compagni, all’epoca di Diocleziano, Zenone era un tribuno che non chinò la testa di fronte alla richiesta di abbandonare la propria fede cristiana. Per difendere le sue idee, insieme ai compagni, che diverranno martiri come lui, accettò la condizione di servo impiegato nella costruzione delle Terme per sette lunghi anni e poi “…non atterrendolo la morte – si legge in un libretto conservato nel nostro Archivio Storico e pubblicato nel 1753 da Don Giuseppe Sprocani, custode delle santissime reliquie - si sottomise coraggiosamente al ferro del carnefice, per acquistare la trionfal Corona del Martirio”.

La leggenda

Riguardo San Zenone e Finale Emilia, ormai da secoli si tramanda una leggenda – simile a molte altre che hanno come protagonisti diversi santi nelle vesti dei salvatori di diverse città – secondo cui nell’estate dell’anno 452. San Zenone difese il territorio di Finale dalle devastazioni degli Unni, avvolgendo la città nella nebbia, nascondendola e facendo perdere l’orientamento ad Attila e ai suoi che passarono oltre, lasciandola indenne.

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