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Rappresentanti delle forze dell’ordine e delle polizie locali di diversi comuni, esponenti di associazioni, servizi sanitari e servizi comunali, oltre a numerosi avvocati, hanno ascoltato con grande interesse le diverse relazioni presentate.
Dopo i saluti del sindaco di Finale Emilia, Claudio Poletti, Samanta Arsani, referente della Regione Emilia Romagna per la Polizia Locale, ha coordinato gli interventi dell’onorevole Stefania Ascari, prima firmataria della legge nota come “Codice Rosso”, collegata in remoto perché impegnata in Parlamento, dell’avvocato Barbara Iannuccelli, rappresentante dell’associazione Penelope, del vice comandante della Polizia Locale di Finale Emilia, Michela Bosi, affiancata dall’ex ispettore superiore della Polizia Locale di Cento, Massimo Perrone e, infine, del Procuratore aggiunto del Tribunale di Bologna, Lucia Russo.
Tanti gli spunti di grande interesse evidenziati nei diversi interventi. Stefania Ascari ha ricordato i capisaldi e le peculiarità della legge 69 del 2019, ricordando anche gli interventi migliorativi che sarà necessario apportare all’apparato normativo per renderlo ancora più efficiente. “Le regole sono importantissime ma non bastano. Il vero problema – ha ricordato Ascari – è culturale e il miglior strumento contro la violenza di genere è l’educazione. Dobbiamo fornire alle nuove generazioni un alfabeto gentile delle emozioni. Ascoltiamo i ragazzi e le ragazze e forniamo loro gli strumenti necessari. Confrontiamoci con gli esperti e facciamo una formazione costante su temi come l’affettività e la sessualità”.
Barbara Iannuccelli ha ricordato la tragica vicenda di Saman Abbas, raccontandola con grande passione e, a tratti, anche commozione. “Il rifiuto del matrimonio combinato – ha spiegato Iannuccelli - rappresenta solo una parte di ciò che è successo. Sono stati i suoi comportamenti di ragazza libera a spingere la madre a volere la sua morte Quello di Saman è il primo femminicidio deciso ed eseguito da una donna, una madre”.
Michela Bosi e Massimo Perrone hanno ripercorso la storia di un caso di violenza che hanno dovuto affrontare mentre erano in servizio nel Comune di Cento e che si è conclusa per l’uomo - accusato dalla moglie non solo di violenza domestica ma anche di violenza sessuale - con una condanna, ormai passata in giudicato, a dieci anni e otto mesi, che sta scontando in carcere.
“In queste vicende – hanno spiegato Michela Bosi e Massimo Perrone – l’aspetto fondamentale è l’ascolto dei soggetti vulnerabili vittime di violenza. Saper ascoltare anche il non detto. Spesso parliamo troppo e ascoltiamo poco. I silenzi, gli sguardi, gli atteggiamenti del corpo sovente dicono molto di più delle parole”.
La conclusione dei lavori è toccata al Procuratore aggiunto del Tribunale di Bologna Lucia Russo che è stata anche tra i consulenti che hanno collaborato alla stesura del “Codice Rosso”.
“Voglio sottolineare – ha detto il Procuratore aggiunto – la trasversalità della violenza di genere che riguarda non solo e non sempre contesti familiari disagiati o luoghi particolari. Forme di violenze di genere possono ritrovarsi ovunque. E tante sono le forme di violenza che possono essere perpetrate. La violenza psicologica è quella di più ampia diffusione e, spesso, di difficile individuazione. Così come la gelosia che quando è ossessiva viene ritenuta un’aggravante. Abbiamo poi sempre più frequentemente a che fare con violenze commesse a danni di chi non è in grado di esprimere un consenso, perché vittima di abuso di alcolici o stupefacenti. Per non parlare, infine, delle molestie sessuali sui luoghi di lavoro che restano perlopiù nell’ombra perché si è disposti ad accettare un sopruso pur di non mettere a rischio il proprio posto di lavoro”.

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Ultimo aggiornamento: 15-09-2023, 09:00